La vita immortale di Henrietta Lacks by Skloot Rebecca

La vita immortale di Henrietta Lacks by Skloot Rebecca

autore:Skloot Rebecca [Rebecca, Skloot]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-02-11T08:43:51+00:00


25 «CHI VI HA DETTO DI VENDERE LA MIA MILZA? » (1976-1988)

Nel 1976, anno in cui Mike Rogers pubblicava il suo articolo su « Rolling Stone » e la famiglia Lacks scopriva la compravendita di cellule di Henrietta, il signor John Moore lavorava come topografo presso il grande oleodotto dell'Alaska. Era un lavoro massacrante da dodici ore al giorno, sette giorni su sette, che lo stava letteralmente ammazzando: aveva gengive sanguinanti, il ventre gonfio e piaghe un po' dappertutto. A trentun anni scoprì di essere affetto da leucemia a cellule capellute, una rara e letale forma di tumore che porta la milza a riempirsi di cellule maligne trasportate dal flusso sanguigno, gonfiandola come un palloncino .

Il medico curante di Moore gli fissò una visita con David Golde, luminare dell'oncologia alla ucla, secondo il quale la sola cura possibile era l'asportazione della milza. Moore firmò il modulo di consenso, con cui tra l'altro autorizzava l'ospedale a « smaltire tramite cremazione tessuti o membra rimossi chirurgicamente ». L'intervento fu effettuato da Golde stesso. Una milza normale pesa non più di duecentocinquanta grammi: la sua era di dieci chili .

Dopo l'operazione, Moore si trasferì a Seattle, si mise a commerciare in ostriche e andò avanti con la sua vita. Periodicamente, dal 1976 al 1983, doveva tornare a Los Angeles per gli esami di controllo presso la clinica di Golde. In un primo tempo questi viaggi non gli pesavano, ma dopo anni di voli su e giù si chiese: visto che i dottori si limitano a prelevarmi campioni di midollo, sangue e seme, perché non posso fare la stessa cosa in un ospedale di Seattle? Quando comunicò a Golde che preferiva essere seguito da un medico vicino a casa, il luminare si offrì di rimborsargli i biglietti aerei e di ospitarlo in un albergo di lusso, il Beverly Wilshire. A Moore sembrò uno strano regalo, ma non ebbe motivo di sospettare fino a un giorno del 1983, sette anni dopo l'operazione, quando un'infermiera gli porse un nuovo modulo per il consenso: Cedo/Non cedo volontariamente all'Università della California tutti i diritti che io, o i miei eredi, potrebbero vantare su ogni linea cellulare o altro prodotto potenzialmente ricavabile da sangue e/o midollo osseo prelevato dalla mia persona .

Quella prima volta Moore scelse l'opzione « Cedo ». Anni dopo, in un'intervista a « Discover », disse: « Non volevo far agitare le acque. In quella situazione pensi: magari se rifiuto questo tizio non mi cura più e muoio, o sto male » .

Moore però intuiva che Golde non era stato del tutto onesto; durante la visita successiva, prima di firmare lo stesso modulo chiese al medico se i test di controllo post-terapia che stava eseguendo avessero un qualche valore commerciale. Secondo Moore, Golde gli disse di no, ma lui non si fidò e scelse l'opzione « Non cedo » .

Dopo la visita, andò a trovare i suoi genitori che vivevano poco distante dalla clinica. Entrò in casa che il telefono squillava: era Golde, che aveva già chiamato due volte.



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